La piscostoria di Asimov si chiama “culturomica”
La “psicostoria” inventata da Hari Saldon è una branca della scienza… che in realtà non esiste: si tratta di un’invenzione dello scienziato e scrittore di fantascienza Isaac Asimov, che incentra sull’argomento il suo famoso “Ciclo della Fondazione”.
Nell’immaginario Asimoviano, la psicostoria è una scienza che permette di prevedere in modo quasi preciso il comportamento di masse di persone a distanza di anni basandosi sullo studio statistico del comportamento passato. Che è molto simile allo studio effettuato invece nel mondo reale da Kalev Leetaru, della University of Illinois di Urbana-Champaign. Servendosi del supercomputer a memoria distribuita Nautilus, che può avvalersi di 1024 processori 4 terabyte di memoria distribuita, il supercomputer ha elaborato 100 milioni di articoli di giornale, raccolti tra quelli pubblicati dal New York Times tra il 1945 e il 2005, quelli pubblicati dalla versione non classificata del Summary of World Broadcasts (SWB) tra il 1979 e il 2010, e un archivio di notizie in inglese mantenuto da Google dal 2006 al 2011.
Utilizzando questa colossale mole di dati, il ricercatore ha utilizzato un complesso sistema di analisi per produrre una rete di 2,4 petabyte (2400 terabyte) che contiene oltre 10 miliardi di persone, luoghi, cose e attività, collegati tra loro da oltre 100'000 miliardi di relazioni, che hanno così fornito uno spaccato della Terra basato sulle notizie dei giornali. In questo modo Leetaru è riuscito a realizzare “previsioni retroattive”, ossia, ad esempio, a prevedere la recente “Primavera Araba” basandosi solo su notizie antecedenti ad essa, ed a prevedere il luogo di ritrovamento di Bin Laden con uno scarto di 200 km .
L’elemento più importante delle notizie, afferma Leetaru, non è tanto il contenuto “reale”; quanto quello “latente”: il tono con cui sono scritte, l’emozione che trasmettono, che riflette l’impatto psicologico di esse su chi le ha scritte. Per poter valutare una caratteristica così evanescente, Leetaru si è servito di un particolare algoritmo che assegna valori positivi o negativi alle parole, ma un’analisi più puntuale in tal senso potrebbe forse essere effettuata, un giorno, da computer cognitivi come quelli attualmente in fase di progettazione preliminare presso l’IBM. E c’è da chiedersi cosa succederà il giorno in cui i computer diventeranno in grado di esaminare la psicologia degli uomini.