Il permafrost russo si ridurrà del 30% entro il 2050? Conseguenze per metano e settore energetico

Un rappresentante del ministero delle emergenze (EMERCOM) russo, Andrei Bolov, titolare del dipartimento per la prevenzione dei disastri, ha rilasciato dichiarazioni piuttosto nette all'agenzia di stampa RIA Novosti rispetto alla situazione di arretramento e diminuzione del permafrost in vaste aree del paese da qui al 2050:
Il permafrost, che altro non è che del terreno perennemente ghiacciato con uno strato superficiale più sensibile ai cambiamenti climatici stagionali ed uno strato più profondo, di spessore variabile, che non scongela da anche dieci mila anni, ricopre addirittura il 63% del territorio russo (la fig.2 riporta la situazione dell'allora Unione Sovietica negli anni '80), ma negli ultimi decenni ha conosciuto un progressivo deterioramente in seguito al riscaldamento globale.
Il disgelo del permafrost minaccia di causare danni ingenti all'immenso paese euroasiatico, in particolare sulla Siberia occidentale dove sarebbe a rischio tutto il settore energetico con le sue infrastrutture di estrazione e trasporto di gas e petrolio.
Oltre ai problemi dal punto di vista economico e produttivo in un settore tanto basilare per la Russia e per gli equilibri mondiali, c'è il rischio poi, rilevato dagli scienziati, che lo scongelamento del permafrost possa liberare enormi quantità di metano, gas serra attualmente intrappolato sotto il terreno ghiacciato, che finirebbe per provocare ulteriore riscaldamento globale in un pericoloso circolo vizioso senza scampo.