Sfruttare l’elettrosmog per produrre energia

Tutti sanno cosa sia il famigerato elettrosomog: “sono i cellulari che inquinano”, direbbe l’uomo della strada. Qualcuno un po’ più smaliziato potrebbe azzardare a dire “è l’inquinamento da onde elettromagnetiche”, andando solo un po’ più vicino alla verità, come vedremo tra poco.
Se l’elettrosmog esiste da quando esiste l’elettricità, è invece notizia di questi giorni che esso possa essere sfruttato per scopi utili anziché dannosi (sempre che dannoso sia realmente, cosa non del tutto esatto, come spiegato più avanti): ricaricare dispositivi mobili. Tramite apparati e antenne particolari, infatti, sarebbe possibile raccogliere l’energia contenuta nelle onde elettromagnetiche ambientali e utilizzarla per caricare una batteria.
http://www.gizmag.com/scavenging-ambient-electromagnetic-energy/19163/
Per capire come ciò sia possibile, però, e necessario capire cosa si nasconde dietro le parole “elettrosmog” e “onde elettromagnetiche”.
La prima parola, elettrosmog, è un’invenzione recente, anche se ciò a cui si riferisce esiste, come dicevamo, da quando esiste la corrente elettrica: qualunque sorgente di corrente alternata, infatti, produce onde elettromagnetiche, e l’elettrosmog identifica appunto “le onde elettromagnetiche che fanno male”. La parola contiene a sua volta il neologismo smog, che niente ha a che fare con l’elettricità: è la fusione di SMoke (fumo) e fOG (nebbia), ovvero l’aria irrespirabile tipica di Londra prima, dove è nata la parola, e di tutte le metropoli del mondo poi. “Smog” è poi diventato sinonimo di inquinamento, quindi elettrosmog significa inquinamento da radiazioni elettromagnetiche.
Ma è vero che le onde elettromagnetiche fanno male?
E’ vero esattamente come è vero che bere fa male; il punto è: bere cosa? Un sorso d’acqua? Un bicchiere d’acqua? Dodici litri d’acqua tutti in una volta? Persino l’acqua, se presa in quantità eccessive, “fa male”. Ma l’acqua non è il solo liquido esistente: c’è il vino, ci sono i superalcolici, ci sono i succhi di frutta, così come ci sono la varechina e l’acido muriatico. Sono tutti, genericamente, “liquidi”, alcuni dei quali non ci sogneremmo mai di bere, altri che vorremmo invece bere spesso o meno spesso, e ognuno ha effetti totalmente diversi sul nostro organismo.
Per le onde elettromagnetiche in generale è lo stesso: esse sono contraddistinte da intensità e frequenza, che possiamo immaginare corrispondere, nel parallelo coi liquidi, con quantità e tipo; è la frequenza, infatti, a stabilire il tipo di onda: onde radio televisive, onde radio telefoniche, raggi infrarossi, raggi ultravioletti, microonde, persino la luce stessa è una forma di onda elettromagnetica, esattamente come le onde radio che fanno funzionare i telefonini; ciò che le differenzia è la frequenza: la luce ha una frequenza intorno ai 430'000 Megahertz, le onde radio dei telefonini stanno intorno ai 1'000 Mhz, oltre 400 volte di meno; la corrente alternata che abbiamo in casa produce onde elettromagnetiche a 0,000050 megahertz (50 hertz).
Anche l’intensità varia moltissimo da un’applicazione all’altra: un cellualare emette intorno a 0,002 Watt, un forno a microonde (che opera oltre i 2'000 Mhz) funziona a 2000 Watt (un milione di volte più potente di un cellulare), un trasmettitore TV lavora anche a 10'000 o 100'000 watt, e così via.
Tornando al discorso iniziale, è proprio da queste migliaia d Watt irradiati dalle antenne di televisione e radio che è possibile estrarre la maggior quantità di energia, eventualmente utilizzabile per ricaricare batterie.