Il trojan di stato in Germania. Scoperto dagli hacker del Chaos Computer Club
Sta suscitando forti imbarazzi e dure critiche alla classe politica tedesca la denuncia da parte del gruppo di hacker berlinese Chaos Computer Club della presenza di un cavallo di troia "legalizzato", un sistema di controllo nascosto utilizzato per spiare l'attività online degli ignari cittadini teutonici.
Gli hacker del Chaos Computer Club, da sempre alla ricerca delle applicazioni sospette potenzialmente lesive dei diritti della persona e della privacy, hanno individuato questo nuovo trojan e sabato scorso hanno pubblicato gli esiti del loro lavoro di decrittazione: si tratta di un malware sviluppato per la polizia tedesca in grado di penetrare Skype (ma tra le applicazioni target ci sono anche MSN o ICQ) registrando su delle memorie esterne i contatti degli utenti, le loro telefonate e, se in possesso di una webcam, anche le immagini.
Non solo. Pare che il malware in questione oltre ad intercettare possa addirittura attivare a distanza microfoni e webcam, attuando nella prassi una sorta di "grande fratello" a domicilio in cui gli spiati, a differenza del romanzo orwelliano, non sanno nemmeno di essere l'oggetto del controllo del dittatore di Oceania (almeno lì lo slogan "Big brother is watching you", presente nel romanzo 1984, campeggia in ogni dove).
Dopo la diffusione della notizia, all'iniziale silenzio da parte delle autorità che già sembrava valere come un'ammissione di colpa, sono seguite le prime dichiarazioni che, passo passo, stanno squarciando il velo della segretezza: se prima Steffen Seibert, portavoce del governo federale, ha annunciato l'apertura di un'inchiesta, poco dopo il governo bavarese ha sostanzialmente ammesso di averne fatto uso, mentre veniva alla luce che la produzione del trojan era avvenuta su commessa pubblica presso un'azienda dell'Assia.
Cosa e dove porterà questa vicenda è ancora presto per dirlo. Appare però difficile la posizione delle autorità, dalla polizia e dai servizi segreti fino ai vertici politici che, almeno in alcuni elementi, dovevano sapere; certo bisogna combattere il terrorismo, certo si potrà sostenere che il malware poteva essere impiegato solo su indicazione della magistratura, ma la sensazione di essere stati presi in giro e spiati nella propria intimità rimane.