In vendita il primo computer quantistico della storia. Forse.

Potrebbe essere una data storica del quantum computing: la settimana scorsa la D-Wave Systems in British Columbia (Canada) ha annunciato di aver venduto il primo computer quantistico commerciale, alla Lockheed Martin diBethesda, nel Maryland.
C’e’ tuttavia incertezza sulla veridicità della notizia. Gli informatici si chiedono da tempo se la D-Wave sfrutta realmente la fisica dei quanti per far funzionare i suoi computer, e nonostante la ditta abbia pubblicato una ricerca su Nature il mese scorso (M. W. Johnson et al. Nature 473, 194–198; 2011), alcuni mettono ancora in dubbio la tecnica utilizzata.
I computer quantistici potrebbero rivoluzionare il modo di pensare l’informatica e i problemi che essa è in grado di risolvere.
La prerogativa dei bit quantistici (q-bit) è di potersi trovare allo stesso tempo nello stato “1” e “0”, al contrario quindi dei bit classici. Connettere tra loro più qbit tramite entanglement quantistico permetterebbe di svolgere calcoli a velocità oggi impensabili.
Ma i computer quantistici sono notoriamente difficili da costruire, e in molti laboratori si stenta a mettere insieme anche solo pochi qbit. Perciò “la dichiarazione della D-Wave di aver messo insieme addirittura 128 qbit suscita qualche perplessità”, spiega Scott Aaronson, informatico del MIT di Cambridge.
Lo scetticismo risale al 2007, quando la D-Wave dimostrò apparentemente che un computer a 16 qbit era in grado di risolvere uno schema di Sudoku. Molti informatici e fisici suggerivano che probabilmente il computer non funzionava affatto su base quantistica, ma secondo la normale fisica, e l’assenza di commenti da parte della D-Wave contribuì ad alimentare i sospetti.
La ricerca ora pubblicata, invece, sembrerebbe fugare questi dubbi, asserendo che il computer della D-Wave sfrutterebbe il cosiddetto “quantum annealing”, descritto in W. D. Oliver Nature 473, 164–165; 2011).
Dettagli sulla vendita:
http://technews.it/FMDJM