Le centrali nucleari al torio di Carlo Rubbia
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Campioni di torio
Già da molti anni Carlo Rubbia, noto scienziato italiano, ha spiegato come sia possibile costruire centrali nucleari che utilizzano il torio come combustibile invece dell’uranio, con evidenti vantaggi: non solo è necessaria la metà di combustibile rispetto alle centrali ad uranio, ma non è intrinsecamente possibile che la reazione vada fuori controllo in caso di malfunzionamento; nelle centrali a uranio, invece, se viene a mancare l’energia elettrica si arriva inevitabilmente, presto o tardi, alla liquefazione del nucleo radioattivo.
In caso di guasto, una centrale al torio si spegne: per funzionare, infatti, ha bisogno di un apporto continuo di neutroni forniti da un acceleratore di particelle. Se manca la corrente, l’acceleratore si spegne e la reazione nucleare si arresta.
Le centrali a torio permetterebbero anche di “riciclare” i combustibili esausti delle vecchie centrali e il materiale esplosivo delle vecchie bombe atomiche, rendendo relativamente innocuo il materiale che le compone.
Resta il problema delle scorie: anche le centrali al torio producono scorie radioattive; ma con una differenza: dopo 500 anni le scorie di una centrale al torio non sono più radioattive. Un tempo lunghissimo dal punto di vista della singola persona, ma relativamente limitato, se si considera che nel caso dell’uranio prima che le scorie diventino innocue devono passare decine o centinaia di migliaia di anni.
Allora perché le centrali al torio non esistono e non sono mai state sviluppate?
Perché da una centrale al torio non è possibile ricavare materiale utile per costruire bombe atomiche, materiale che è invece un sottoprodotto di tutti gli impianti nucleari attualmente esistenti.
Come funzionano le centrali al torio:
http://www.focus.it/natura/multimedia/Il_nucleare_pulito_30082008_1451_265.aspx