Il “petrolio di Cambridge” rivoluzionerà il mondo delle auto elettriche?
Uno dei maggiori ostacoli alla diffusione delle auto elettriche, oltre all’autonomia ancora bassa, è la lunghezza dei tempi di ricarica: mezz’ora nel migliore dei casi, in stazioni di rifornimento apposite, altrimenti anche 6-8 ore dalla presa di corrente di casa.
Ma le cose potrebbero cambiare col “petrolio di Cambridge”, bizzarro ma significativo nome che è stato dato alla una nuova invenzione: una sorta di “cella a combustibile semi-liquida”, in cui elettrodi positivi e negativi sono fatti di particelle solide in sospensione in un elettrolita liquido.
I ricercatori del MIT autri dell’invenzione affermano che in questo modo è possibile separare i due aspetti di accumulo di energia e scarica di energia che stanno alla base del funzionamento di ogni batteria, il che permetterebbe di progettare batterie più efficienti, che costerebbero e peserebbero la metà di quelle attuali.
Se già non bastassero i vantaggi di costi e peso dimezzati, a questo si aggiunge poi il già accennato, grosso vantaggio della rapidità con cui sarebbe possibile ricaricare questo tipo di batterie, tramite qualcosa di molto simile alle odierne pompe di benzina, semplicemente rimpiazzando la “batteria liquida”; che però potrebbe comunque anche essere ricaricata, in caso di necessità, in modi e tempi convenzionali, senza cioè essere sostituita.
Dettagli:
http://www.gizmag.com/semi-solid-flow-battery-design/18907/