Fukushima come Chernobyl: il livello 7 (provvisorio) della scala INES è ora ufficiale
L'ultimo aggiornamento dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA o IAEA in inglese) sulla situazione dell'impianto nucleare di Fukushima I in Giappone riprende e conferma quanto segnalato dalla Japanese Nuclear and Industrial Safety Agency (NISA): l'incidente occorso alla centrale giapponese in seguito al terremoto-tsunami dell'11 marzo scorso è ormai (almeno) di gravità pari a quello di Chernobyl.
Si è raggiunto ormai un livello di gravità 7 nella scala INES (International Nuclear and radiological Event Scale), quello che segnala cioè un incidente catastrofico con rilascio di ingenti quantità di materiale radioattivo all'esterno e conseguenze gravi sulla salute della popolazione esposta e per l'ambiente, una situazione finora occorsa solo nel 1986 nel caso della tristemente nota centrale sovietica e che necessita di contromisure estese.
Si tratta di un rating provvisorio che considera gli incidenti, separati e distinti, occorsi ai reattori 1,2 e 3 della centrale di Fukushima I, come un unico evento, mentre per il reattore 4 la classificazione rimane attestata su un livello 3.
L'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare stima che le quantità di materiale radioattivo rilasciato in atmosfera siano al momento pari al 10% di quelle dell'incidente di Chernobyl, con una quantità totale rilasciata di iodio-131 stimata in 1,3 x 1000 petabecquerel e di cesio-137 che si attesterebbe sui 6,1 x 10 petabecquerel.
Rispetto al caso di Chernobyl, come si è detto l'unico di livello 7 finora avvenuto, a Fukushima i danni per le persone e per l'ambiente paiono comunque avere avuto un impatto relativamente minore sia per il rilascio graduale di radionuclidi e non istantaneo come avvenne in un sol colpo nel 1986, sia per la maggiore disponibilità di tempo e la conseguente predisposizione di evacuazioni più tempestive, di un monitoraggio degli alimenti iniziato sin da subito e della distribuzione delle compresse di ioduro di potassio alla popolazione esposta.
Rimane però una situazione altamente pericolosa sia per la continua situazione di allarme dovuta ai ripetuti sismi nella zona sia, soprattutto, per l'emissione di sostanze radioattive che non è ancora stata bloccata.