Primi risultati delle indagini sul fallito lancio della Progress M-12M
Qualche giorno fa ha destato molto scalpore la notizia del fallimento del lancio russo della capsula Progress M-12M, destinata a portare rifornimenti sulla Stazione Spaziale e invece schiantatasi sul suolo siberiano. Non solo per la proverbiale affidabilità dei lanciatori russi, che non fallivano un lancio da anni, ma anche perché questo fallimento potrebbe costituire un problema serio per il futuro della Stazione Spaziale: l’incidente è infatti avvenuto proprio adesso che i lanciatori russi sono l’unico modo possibile per trasportare materiali e astronauti sulla ISS, dopo la recente dismissione degli Shuttle.
Per questo sono ancora in corso operazioni di ricerca e recupero di tutti i pezzi che è possibile trovare del razzo esploso, allo scopo di determinare con assoluta certezza le cause del fallimento, e verificare la possibilità di effettuare lanci nelle prossime settimane e mesi.
Il prossimo lancio è già stato annullato e i turni di lavoro sulla ISS rivisti, in attesa dei risultati delle indagini.
Un primo risultato sembrerebbe individuare il responsabile del fallito lancio nel terzo stadio; l’agenzia spaziale russa riferisce (stando alla traduzione automatica di Google):
Members of the commission to establish the cause of abnormal motor system (PS) III-th stage, which is in violation of conditions of the gas generator and control.
In lingua originale: LINK
Pagina intera tradotta in inglese da Google: LINK
Sembra cioè che ci sia stata un’anomalia del “generatore e controllore di gas” del terzo stadio. Adesso bisogna naturalmente stabilire perché c’è stata, ovvero se per esempio è stata causata da un difetto di costruzione o da una causa ambientale, o da un difetto di progettazione, un errore umano, o altro.
Tutti i lanciatori moderni che caricano personale anziché materiale sono dotati di un LES, Launch Escape System (in russo Sistema Avariynogo Spaseniya, SAS), ossia dei potenti razzi ausiliari che, in caso di avaria del motore principale, letteralmente “estraggono” la capsula abitata dal razzo e la portano in luogo sicuro.
In questa fotografia si può vedere il LES usato nelle antiche missioni Apollo:
In questi fotogrammi si vede invece l’analogo usato su un lanciatore russo:
In questo raro filmato del fallito lancio della Soyuz T-10 si vede il sistema in azione (minuto 3:15): alla partenza, problemi al motore causano l’esplosione del razzo, ma prima ancora che questa possa raggiungere la capsula abitata, essa viene sparata via dal sistema di estrazione di emergenza: è l’unica parte di razzo a salvarsi, mentre tutto il resto si disintegra nell’incendio.
L’incidente della Progress degli scorsi giorni non si è verificato al decollo ma a quota già molto elevata, quando il LES è probabilmente già stato sganciato, e bisognerà quindi anche verificare se in quella situazione l’equipaggio avrebbe potuto effettuare un rientro in sicurezza: sui razzi-cargo, in caso di avarie, viene attivata la distruzione, automatica o a distanza per evitare danni peggiori, ma ciò non è ovviamente attuabile su razzi abitati.
Molto famosa è quella dell’Ariane 5, passata alla storia come “il fuoco d’artificio più costoso della storia”. L’esplosione è visibile al minuto 00:55, quando il computer di bordo rivela un errore di assetto e attiva le cariche esplosive: